Cinema Corso
Di Roma,  Storie & Itinerari

Storia dell’architettura contemporanea: Roma com’era, Roma com’è

Nel mese di gennaio del 2011, a due mesi dalla discussione della mia prima tesi di laurea, prendo una vecchia Nikon con lo scopo di fotografare lo stato delle opere architettoniche e degli interni che avevo selezionato per la tesi. Le opere sono tutte appartenenti ad un periodo circoscritto tra il 1920 e il 1939 sicché nel 2011 hanno meno di un secolo. Il risultato è un viaggio incredibile all’interno delle trasformazioni urbane di Roma, in alcuni casi scioccante per il buon livello di conservazione dei manufatti, in molti altri, purtroppo, traumatico per il loro radicale cambiamento. Nonostante siano passati dieci anni da questa raccolta fotografica, il tema è ancora estremamente attuale poiché molti degli edifici presenti nell’elenco risultano essere ad oggi chiusi o abbandonati; e, a causa della pandemia, la situazione non ha fatto che aggravarsi facendo crescere il numero di immobili o spazi in disuso a Roma così come in tutta Italia. Di seguito alcuni dei casi raccolti nella sezione “lo stato attuale” della tesi. Le descrizioni delle opere in oggetto sono in parte tratte dalle riviste di settore dell’epoca che vengono citate nel dettaglio nelle note.

  • Vittorio Morpurgo, la Transatlantica italiana, Via del Corso

Il piano terreno del palazzo che ospita l’ufficio viaggi della “Transatlantica Italiana” è definito come «uno dei più gustosi ed eleganti esempi del barocchetto romano»[1], e anche l’interno viene qui elogiato per il suo carattere austero e sobrio, ma armonico nella sua collocazione nel contesto architettonico. L’eleganza degli esterni corrisponde anche agli interni, in cui trionfa la preziosità dei legni, dei bronzi e degli stucchi: due sale, divise da un arcone con motivi di navi e di vele, si caratterizzano una per la zoccolatura in mogano, arricchita da motivi marini, e l’altra per la ricca balza di stoffa alle pareti, da cui sporgono librerie prismatiche e per i medaglioni in stucco che decorano la volta[2]. L’opera di Vittorio Morpurgo viene considerata esemplare, in tutte le sue fattezze, non ultimo l’equilibrio della facciata esterna, dato dall’incorniciatura di travertino collegata da lapidi[3].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Mario Loreti, Casa della Moda Sportiva, Fontana di Trevi

Degna di nota tra le botteghe di nuova apertura anche la Casa della Moda Sportiva dell’ing. Mario Loreti, che riesce abilmente a incorporare nel nuovo prospetto, dai semplici sporti rettangolari, due colonne romane, venute alla luce durante i lavori di risistemazione della bottega [4].

Casa della Moda SportivaCasa della Moda Sportiva oggi

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Armando Brasini, Vetrine della “Ditta Franceschini”, Via del Corso

Nelle vetrine della Ditta “Franceschini”, il cui prospetto è definito da due fornici, separati da una nicchia, riscontriamo, invece, l’abbondare di elementi ascrivibili al ‘500 – 600, in un’ottica più che di sola ripresa dei modelli, di vera e propria emulazione di essi[5].

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Oriolo Frezzotti, Casa del Passeggero, Via del Viminale

Fondamentale per la funzione di luogo di ristoro e di salone di bellezza, che offriva ai viaggiatori che transitavano alla Stazione Termini, oltre che per il progetto architettonico, la Casa del Passeggero, si staglia orizzontalmente all’inizio della via del Viminale, con la sua pensilina in ferro e vetro di sapore liberty francese, che racchiude i tre portali d’ingresso, di cui quello centrale in corrispondenza della curvatura.

 

 

 

 

 

 

  • Marcello Piacentini, Cinema Corso, Piazza San Lorenzo in Lucina

Tra i principali ritrovi della Roma degli anni Venti, secondo il Muñoz, c’è in dubbiamente il cinema Corso. Il fronte su Piazza S. Lorenzo in Lucina, con le sue quattro porte basse sormontate da una pensilina in ferro e vetro, con la festosa decorazione a bassorilievo di Alfredo Biagini, ma soprattutto con i due piccoli bow-windows ai margini della facciata, guarda in maniera inconfondibile ai risultati della secessione viennese, di certo anche per la presenza nello studio di Piacentini, di Giorgio Venter-Marini, «architetto trentino di formazione austro-tedesca»[6]. L’innovativa struttura in cemento armato permette l’eliminazione, all’interno, dei sostegni verticali e tutto, comprese le decorazioni a stucco del Biagini e i medaglioni di Arturo Dazzi, concorre a rendere questa un’opera di scissione completa dal passato, che non poteva passare inosservata[7]. Ma, com’era ovvio che fosse, l’ambiente romano non comprende e non accetta che vengano usati richiami provenienti dallo «stile di una nazione nemica»[8], così vengono «prescritte a Piacentini modifiche sostanziali della facciata con l’eliminazione delle sporgenze e della decorazione tra le finestre»[9], che deve operare a sue spese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • Marcello Piacentini, Cinema-teatro Barberini, Piazza Barberini

In assoluto, l’opera che ha più eco nelle riviste di architettura del periodo è il cinema-teatro Barberini di Marcello Piacentini che, ancora fino a cinque anni dopo la sua costruzione, veniva citato su “Architettura” come cinematografo all’avanguardia. Oltre a costituire un momento di svolta nello stile piacentiniano, il cinema rappresenta l’occasione per l’architetto di mettere in pratica le sue doti di urbanista: l’opera si colloca al termine del viale Regina Elena (oggi via Barberini) da lui stesso ideato e realizzato. L’uso del cemento armato e l’evoluzione dei tempi portano Piacentini ad elaborare un insieme semplificato e ripulito di ogni superfluità: non si riscontrano più, infatti, quelle inutili incorniciature, ma gli abbellimenti sono costituiti dagli stucchi del fedele collaboratore Alfredo Biagini e dalla grande varietà dei materiali utilizzati, primo tra tutti il legno. Sia la biglietteria nel vestibolo, che il salotto al piano superiore sono in palissandro nero e acero americano bigio, opera della Ditta Gambi di Cascina che ha fabbricato tutti i mobili e le balaustre in legno[10]; altri elementi di ricchezza decorativa li riscontriamo nelle stoffe e nei tappeti rosa-corallo, nell’utilizzo di marmi rossi di Pietrasanta e di ceramiche per i pavimenti e per le scale, di marmo bigio di Pietrasanta per il rivestimento dei pilastri nella sala di proiezione e negli ornamenti, sul soffitto bianco-latte, che circondano il lucernario[11]. Da un punto di vista tecnico la sala è dotata di impianti di ventilazione e di un ingegnoso espediente da parte del progettista per non intaccare la struttura e la buona illuminazione dei locali: l’utilizzo di illuminazione indiretta «con lampade nascoste nelle cornici del soffitto o nelle architravature delle porte»[12]. Si può di certo notare un cambiamento rispetto alle precedenti soluzioni stilistiche, dovuto ad un generale ritorno alle forme classiche: la tendenza nell’arredamento è quella definita dallo stile Novecento, che utilizza sì forme più semplici e rigide, ma rimane, comunque, incatenato nella sua compattezza, solennità e magniloquenza.

Cinema Barberini Cinema Barberini 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[1] Papini R., Botteghe e vetrine di Roma, in “Architettura e arti decorative. Rivista d’arte e di storia”, IV, 11/12, 1925, p. 498.

[2] Ivi, pp. 521 – 522.

[3] Ivi, pp. 499 – 500.

[4] Cfr. Papini R., Botteghe e vetrine di Roma, in “Architettura e arti decorative. Rivista d’arte e di storia”, IV, 11/12, 1925, p. 498.

[5] Cfr. Ciucci G., Gli architetti e il fascismo. Architettura e città 1922-1944, 1989, p. 81.

[6] Lupano M., Marcello Piacentini, Roma-Bari, 1991, p. 34.

[7] Accasto G., Fraticelli V., Nicolini R., L’architettura di Roma capitale 1870 – 1970, Firenze, 1971, p. 317.

[8] Muratore G., Roma: guida all’architettura, Roma, 2007, p. 84.

[9] Rossi P.O., ROMA: guida all’architettura moderna 1909 – 2000, Roma-Bari, 2000, p. 24

[10] Cfr. N. D. R., Il cinema-teatro Barberini in Roma dell’Arch. Marcello Piacentini, in “Architettura e arti decorative. Rivista d’arte e di storia.”, X, 10, 1931, p. 498.

[11] Ivi, p. 492.

[12] Ivi, p. 483 (fig. 8).

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *